Home Primo Piano La vita delle Comunità passa per il referendum

Traduzioni e Comunicazione

Scritto da r.b.   
Martedì 03 Aprile 2012 12:01

“Volete che sia abrogata la legge provinciale della Provincia autonoma di Trento del 16 giugno 2006, n. 3 - così come modificata dalle leggi provinciali della Provincia autonoma di Trento del 19 giugno 2008, n. 6; del 12 settembre 2008, n. 16, del 3 aprile 2009 n. 4; del 27 novembre 2009, n.15, del 28 dicembre 2009, n. 19 e del 10 dicembre 2010, n. 26 - recante Norme in materia di governo dell’Autonomia del Trentino, con la quale sono state istituite le cosiddette Comunità di valle e ne è stata regolamentata la costituzione, il funzionamento e l’organizzazione, limitatamente agli articoli 14; 15; 16; 17; 17 bis, 18 Organizzazione, personale e contabilità della Comunità, limitatamente al comma primo: “1. Salvo quanto riservato ai contratti collettivi di lavoro di settore, la disciplina dell’organizzazione e del personale della comunità è dettata da regolamenti, nel rispetto dello statuto della comunità e delle vigenti leggi provinciali e regionali” ed all’articolo 21?”.

Questo il lungo ed impegnativo quesito, certo non molto comprensibile a non addetti ai lavori. Semplificando si può dire: volete o no che siano soppresse le Comunità di Valle istituite con legge del 2006? Questo l’interrogativo di base che animerà il referendum abrogativo sulle Comunità di Valle in Trentino, fissato per il 29 aprile dal decreto d’indizione firmato dal presidente Dellai, nel quale si stabilisce che gli uffici elettorali di sezione si costituiranno alle 6 di domenica 29 aprile per le operazioni preliminari fino alle ore 22. Il referendum, voluto dalla Lega Nord con una raccolta di firme in tutta la provincia, ha come scopo quello di eliminare l’ente intermedio che ha sostituito a seguito della riforma istituzionale del 2006 il vecchio Comprensorio. Un quesito che viaggerà anche su binari emozionali, che va soppesato con pro e contro, come cercheremo di fare con due opinioni autorevoli. Va ricordato che – come sempre in caso di referendum abrogativi – la proposta è approvata se è raggiunta la maggioranza dei voti favorevoli validamente espressi, a condizione che alla votazione abbia partecipato la maggioranza degli aventi diritto al voto. Dunque, in soldoni, si rinnova la manfrina di ogni referendum, nel quale a votare “no” si rischia di fare il gioco di chi vota “sì”, facendo lievitare la percentuale dei votanti e conseguenti appelli a non votare, un po’ mascherati, certo non più sfacciati come quando si diceva bellamente “andate al mare”. In ogni caso, votando “sì” si esprime la volontà di sopprimere le Comunità, votando “no”  o astenendosi quella di proseguire con la situazione attuale.