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Scritto da r.b. |
Domenica 17 Maggio 2009 21:24 |
Incontro tra categorie economiche e vertici provinciali a Tione La consapevolezza che la crisi non è finita era presente in ciascuno dei relatori e anche negli attenti presenti in sala. Però, nell’ incontro tionese di giovedì 23 aprile “Crisi, quali risposte?” si respirava un aria tutto sommato meno cupa di quella di due-tre mesi fa e comunque una positiva voglia di andare avanti e superare il momento difficile, grazie anche alle sinergie tra categorie economiche ed enti pubblici, provincia soprattutto, ma anche comuni, che, occorre dire, fin dalle prime avvisaglie di congiuntura economica sfavorevole, non sono mai mancate. Piano Provinciale. L’assessore provinciale all’industria e artigianato Alessandro Olivi ha snocciolato alla platea il complesso piano anticongiunturale della Provincia, messo in campo già nelle prime settimane post-elezioni provinciali di novembre e perfezionato nei mesi seguenti, da 850 milioni di euro complessivi (una cifra considerevole viste le dimensioni del Trentino, che corrisponderebbe a livello nazionale ad una manovra da circa 105 miliardi di euro, che, evidentemente, non c’è stata) che vede appunto la provincia in primo piano, ma nella quale anche i comuni hanno la loro parte. Infatti per gli enti locali sono pronte opere pubbliche per un totale di 120 milioni di euro da mettere in atto subito, cantierabili entro il 31 luglio; un’iniezione di capitale importante per le aziende artigiane edili in primis ma non solo, anche carpentieri, elettricisti, idraulici ecc. Olivi ha poi ricordato come sono molte le iniziative della Pat nel senso di incentivare la ricerca e lo sviluppo e come risieda proprio nella capacità di innovarsi l’opportunità di uscire dal tunnel della crisi; a questo proposito è da sottolineare il ruolo di Trentino Sviluppo Spa che promuove e sostiene fra le aziende l’innovazione ed è un punto di riferimento in questo senso per gli imprenditori. Le categorie economiche presenti hanno spiegato di apprezzare e ritenere valido il progetto complessivo della Provincia e anche l’impegno manifestato in questi frangenti dall’ente pubblico, auspicando che l’intero complesso di misure sia messo in campo integralmente al più presto possibile. Capitolo banche. Si è spesso sottolineato nei mesi seguenti alla crisi - e spesse volte dalle colonne del Giornale delle Giudicarie - come sia essenziale, nel momento congiunturale che stiamo vivendo, il ruolo del credito locale per sostenere le aziende nei loro investimenti in innovazione, ma anche nelle spese correnti. In effetti, in tempi come questi, la difficoltà maggiore per molti imprenditori è quella di trovare la liquidità per effettuare pagamenti di merci, delle spese di gestione, del personale e ora come non mai è importante che le categorie economiche si possano appoggiare alle banche e trovare in loro un riscontro positivo. Per questo la Provincia ha previsto un fondo di garanzia e un accordo con le Casse rurali per incentivare negli istituti la propensione al credito alle aziende, in un momento in cui – come ha sottolineato il rappresentante della confindustria delle Giudicarie Domenico Rossaro - “le banche avevano chiuso i cordoni della borsa per quanto riguarda il credito; ora i segnali di apertura ci sono e i soldi ricominciano a girare”. Analisi su cui ha concordato anche Gianni Benedetti, direttore dell’Associazione artigiani del Trentino, che ha sottolineato come le banche ricomincino a dare credito alle imprese, spiegando poi come su 14mila aziende artigiane trentine siano 107 quelle in crisi, concentrate prevalente nel settore metalmeccanico. Voce fuori dal coro quella del titolare della Lamet di Preore, Mario Sorbini, industria metalmeccanica, che ha spiegato di aver chiesto un prestito di 250mila euro ad una cassa Rurale che per tutta risposta gli ha richiesto garanzie per 400mila euro. Una caso sul quale Olivi e Benedetti hanno espresso perplessità. Investire in tecnologie, innovare il prodotto. Una ricetta la prova a dare l’amministratore delegato della Sapes di Storo Giuliano Sossi, spiegando come per uscire dalla crisi è importante investire con convinzione in nuove tecnologie, in innovazione, miglioramento del prodotto, e in aumento della produttività. La Sapes, industria da 160 dipendenti che produce componenti metalliche per auto e mezzi pesanti, persegue da anni questa strada e ha saputo ritagliarsi un ruolo di prim’ordine nel settore a livello internazionale, con commesse dal Giappone, e da mezzo mondo. “La politica provinciale ha dato prova di essere efficiente in questo momento difficile – ha detto Sossi – ma tocca anche agli industriali fare la loro parte e costruire insieme un progetto di futuro. Solo in questo modo questa crisi diventerà un’opportunità di cambiare in meglio quelle regole dell’economia che non hanno funzionato”. Realtà ancora difficile. A riportare tutti sul terreno della dura realtà e della quotidianità ancora difficile, ci ha pensato un’operaia della Nicolini di Pieve di Bono, restata disoccupata dopo 33 anni di lavoro e con le ovvie difficoltà del caso a rientrare nel mondo produttivo. Anche queste sono storie di vita di questi tempi, pur troppo meno rare di quello che si possa pensare, che fanno diventare molto cauto l’ottimismo sulla ripresa dell’economia che tutti aspettano. (r.b) |