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Giustizia giusta non sta di casa qui
Scritto da il Saltaro   
Martedì 28 Aprile 2009 16:46

Il Saltaro delle Giudicarie: Giustizia giusta non sta di casa qui
Gran consiglio del Saltaro: pene esemplari per raddrizzare l’Italia

Orbo come sono, subisco meno di altri le nefandezze umane e l’Abele, luce fioca dei miei occhi, riferisce con reticenza quel che fa incazzare il mondo, preferisce leggere per me notizie salutari, simpatiche, per mantenermi rosea l’esistenza e non disturbare oltre il mio già duro cammino fra le impervie vie delle vicende giudicariesi. Eppure, in questi tempi, l’ho sentito più nervoso del solito, taciturno come non mai, bizzoso nell’umore ed intrattabile come un mulo disperato. Convocato d’urgenza il Gran Consiglio degli uomini dabbene delle nostre valli, i convenuti: l’Archimede, lo ‘studiato’, l’Orsolina in fregola, l’Arcadio, il giornalaio, e l’Osvaldo Caccola provvisoriamente all’asciutto con il naso arido come un deserto, fremevano per conoscere le pene, i tormenti, le notizie nefande che hanno così turbato il loro amico da togliergli il sonno, s’aspettavano dall’Abele una esposizione chiara dei suoi problemi per meditare adeguate soluzioni.

L’Abele, giunto per ultimo, emanava, da ogni poro della sua pelle, mestizia ed ira repressa che fece non poca impressione sugli amici in trepida attesa. Assiso sullo scranno più ambito, da me lasciato disponibile per umana comprensione, l’Abele prese la parola con fare solenne e grave quasi dovesse emanare un’enciclica papale. Col vocione che si ritrova, ha tuonato la sua rabbia per tutto l’empireo disturbando il creato intero compresi gli Angeli e gli Arcangeli, Cherubini e Serafini, nonché le anime candide del paradiso, di passaggio in zona ed ignare dell’evento.
L’Abele sfogò il suo rammarico con parole limpide e significative: così non può andare avanti, la morale pubblica è allo sfascio, i costumi della nostra civiltà ormai gettati nei cassonetti dell’immondizie, si ruba da sempre, e per niente si ammazzano le persone come maiali, la droga si diffonde in ogni dove, in primis nello stesso Parlamento della Repubblica, la mafia prende piede al Nord compreso il nostro Trentino, fin’ora immune, la prostituzione dilaga  e la pedofilia, terribile piaga, sembra preferire la nostra terra, il Trentino, non più vergine di questi misfatti, anzi! Non c’è nequizia che non ci veda protagonisti con il resto del Paese, ed ancora scandali e scandaletti, e violenze e stupri che sono i più odiosi e terribili, di tutto questo l’Abele ne sente il peso ed il suo cuore ne soffre conscio dell’impotenza del suo agire, umile uomo della montagna: bisogna metterci rimedio, è questa la sua richiesta, al più presto con decisioni drastiche e precise, altro che slogan e parole, meglio azioni tempestive e definitive per togliere ogni spazio ad ulteriori turpitudini. Sbigottiti da così lucida esposizione sulle malefatte nazionali e nostrane, i compartecipi al gran consesso, dopo profondi ragionamenti e congrua meditazione, illuminati dalla saggezza della storia e dalla preoccupazione per il futuro, hanno preso la parola per esprimere le proprie considerazioni ed i rimedi improcrastinabili.
A nome di tutti l’Archimede ha rincuorato l’amico ringraziandolo per aver aperto un varco nelle loro menti ottenebrate mettendo in risalto una situazione terribile a cui, chiedendo scusa, non s’era mai pensato. Le cose avvengono lontane e ti toccano nella mente, ma non nei sentimenti ed è facile scrollare le spalle, (a chi tocca, s’arrangi!), ma il dovere di un cittadino nobile e severo custode dei valori antichi è quello d’essere strenuo difensore della morale pubblica e non, per evitare uno ‘tsunami’ civile e sociale ben peggiore della crisi economica che stiamo tutti insieme soffrendo. L’Arcadio, lettore di giornali, condivide e s’arrovella, ma invano, dalla sua mente, per certi versi geniale, non giungono rimedi di sorta.
L’Osvaldo Caccola, invece, s’esprime furibondo con i suoi provvedimenti da immediatamente proporre la governo e da rendere immediatamente esecutivi: a mali estremi, estremi rimedi! Per gli stupratori e per i pedofili, niente pietà, castrazione immediata, e neanche chimica come qualcuno vorrebbe, castrazione fisica; per i ladri, e, a maggior ragione, per i tangentari, il taglio della mano destra o di ambedue in caso di recidiva; per i mafiosi non può che esserci l’amputazione di una gamba per impedire loro l’evasione e la latitanza; per gli omicidi, quelli brutali, la pena di morte; per i violentatori, dopo averli fatti violentare a loro volta in pubblico da ciclopici giovanotti, non sarebbe male permettere il linciaggio corresponsabilizzando il popolo nella pulizia etnica, magari in uno stadio, facendo pagare il biglietto a tante brave persone dalla coscienza immacolata che sono ghiotte di questi spettacoli, infine ripristinare la gogna per particolari infamie, sarebbe una cosa educativa e dirimente.
Prende allora la parola l’Orsolina come al solita maligna, esprime il suo stupore per tanto aureo parlare, mai aveva udito in Abele tanta saggezza e nell’ Osvaldo così geniali soluzioni. Condivide appieno e porrebbe anche qualche aggravante, anche se fa presente come l’Intera Italia e buona parte del Trentino sarebbero gravati da una moltitudine di mutilati e di castrati inutilizzabili, lo stesso Parlamento sarebbe un’esposizione di moncherini. L’Archimede, con qualche perplessità, è infine d’accordo che non ci siano altre efficaci soluzioni e propone di stilare un documento da spedire a Trento, a Roma, a Bruxelles e all’Onu che di certo apprezzeranno le nostre indicazioni e le metteranno in pratica.
Il vostro Saltaro, silente di fronte a tanto ragionare, infine ha preso la parola conclusiva per evitare ulteriori esondazioni. “Amici miei, mio caro Abele, capisco la vostra amarezza che è la mia, condivido le vostre preoccupazioni, il vostro malessere, i tempi nuovi sono questi e c’è ben poco da fare…ma, credetemi, la strada maestra per rimediarci non è certo quella delle mutilazioni  e delle pene “esemplari” e clamorose. Un paese moderno, civile, non può infliggere a chicchessia mutilazioni e torture, uno Stato non si può mettere sullo stesso livello dei delinquenti, se non vuol diventarlo a sua volta. So che è difficile da comprendere, ma il compito dello Stato è quello di perseguire la rieducazione del reo, il suo recupero, la sua conversione. Il problema è un altro, è quello della certezza della pena per ogni reato. Purtroppo fra il ‘buonismo’ predicato dalle sinistre per i reati di strada, ed il ‘buonismo’ delle destre per i reati di loro comodo, la pena in Italia è un optional. Le sinistre con le loro leggi hanno costellato la pena carceraria di tanti e tali benefici che anche un feroce delinquente dopo poco tempo può essere fuori. Le destre ancora peggio, hanno inzeppato il Codice di una infinità di leggi ‘garantiste’ che hanno allungato all’infinito la già lunga durata dei processi, che praticamente rende impossibile arrivare alla condanna dei ‘privilegiati’. E’ quindi comprensibile che molti delinquenti stranieri, oltre che gli autoctoni, scambino l’Italia come il Paese del Bengodi !...questa amici miei è la vera verità…”
Nei secoli dei secoli mai si ricorda un Gran Consiglio così pregno di concretezza e di buon senso e mai, i partecipanti, si sono sentiti così coinvolti e, a malincuore, dando ragione al grandissimo Saltaro che delle Giudicarie è il custode dell’onore, s’avviarono verso casa convinti d’aver dato il proprio contributo al convivere civile dell’intero universo. Amen e così sia.