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Foto 2010
Scritto da Adelino Amistadi |
Lunedì 13 Settembre 2021 21:29 |
In questi ultimi mesi abbiamo visto immagini che difficilmente potranno essere dimenticate. Quel che è accaduto in Germania sembra la fotocopia di quello che ormai succede di frequente nel nostro Paese. Alluvioni come mai viste, decine di vittime, case e infrastrutture distrutte, ponti crollati e interi villaggi sommersi, alluvioni improvvise che ormai sono il flagello dell’intera Europa, accompagnate da temperature estreme che si registrano da tempo in Canada, con la fusione dei ghiacciai polari e con l’innalzamento del livello dei mari. Siamo di fronte ad un anomalo cambiamento climatico, molto più accelerato rispetto al passato, e che, diversamente dai secoli scorsi, dipende esclusivamente dalle attività produttive dell’uomo che spargono nell’atmosfera milioni di tonnellate di gas nocivi derivati dalla combustione e dall’uso improprio del territorio. Mai così tanta Co2. Nel 2019 le concentrazioni di Co2 erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle dei principali gas serra risultano le più elevate degli ultimi 800.000 anni; negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta ad una velocità che non ha eguali negli ultimi 2.000 anni. Così dicono gli scienziati. E così accadono sempre più eventi senza precedenti un po’ in tutto il globo. . Eventi meteorologici estremi come incendi, siccità, ondate di calore, nubifragi e inondazioni, eccezionali sia per la loro portata, la loro frequenza, il loro tempo e la loro posizione. Il tutto succede nell’indifferenza quasi totale dei cittadini, in gran parte male informati, pigri e presi da tutt’altre cose, in fondo la situazione climatica dovrebbe essere un problema dello Stato e non della povera gente.
E così si va avanti, ma fino a quando? La situazione è più grave di quanto si possa immaginare. Secondo gli esperti che proprio in questi giorni hanno pubblicato un documento allarmante, abbiamo 12 anni di tempo per invertire la rotta del clima e ridare un futuro alla nostra presenza sul pianeta. E’ difficile crederci, ma di certo con il clima c’è poco da scherzare e credo sia ora e tempo che ci si occupi con serietà della tematica, prima che sia troppo tardi. Andando a ricercare le cause di una tale situazione sembra che l’uomo abbia fatto di tutto per accelerare il cambiamento climatico ed aggravare la pericolosità delle conseguenze. La deforestazione, processi di desertificazione, l’uso sempre più massiccio di combustibili fossili con milioni di auto e macchinari costantemente in funzione, l’allevamento di milioni di animali che sembrano essere fra i maggiori responsabili dell’innalzamento della Co2 con le loro petulenze, lo sconsiderato consumo di suolo, l’eccessiva presenza di costruzioni anche nei luoghi meno sicuri, l’imprigionamento dei fiumi e dei torrenti in argini e briglie inutili e dannose che non fanno che facilitare i disastri alluvionali. La cementificazione del suolo rende il terreno impermeabile così che le acque delle piogge non riescono più ad infiltrarsi nel terreno, come farebbero naturalmente, ma vanno ad ingolfare corsi d’acqua piccoli e grandi rendendoli pericolosi. Specialmente quando a fare da argine ai fiumi sono le case e le strade. Ormai, anche il più incredulo, dovrà ammettere come tutti questi fenomeni spesso funesti sono legati al cambiamento del clima ed alla sua estremizzazione. E allora che fare? L’unica soluzione è azzerare o quantomeno eliminare in gran parte le emissioni dei gas nocivi. E’ quanto chiede l’Unione Europea a tutti gli stati Europei. Ancor più severo è quanto scrive nel suo ultimo rapporto l’Ipcc, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento climatico delle Nazioni Unite: “Siamo al codice rosso per l’umanità, il peggio deve ancora venire e a pagarne il prezzo saranno i nostri figli e nipoti, più che noi stessi...” La ricetta per riportare il termometro in equilibrio consiste nel dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e portarle a zero entro il 2050. Se non si inverte la rotta il pianeta subirà conseguenze disastrose. Nel frattempo che scenario possiamo immaginare? I modelli meteo che in questi giorni girano un po’ su tutti i nostri giornali anticipano bene quel che potrà succedere nei prossimi anni: le perturbazioni a carattere violento saranno sempre più frequenti, più potenti, fuori stagione e anche in luoghi e regioni finora non coinvolte. Lo scioglimento dei ghiacciai ha gia causato il riversamento di miliardi di tonnellate di acque negli oceani, provocando l’innalzamento dei mari, con conseguenze talvolta irreversibili, fenomeno assai presente anche da noi. Rispetto agli anni ‘50, inoltre, ci sono state ondate di caldo più intense e frequenti nel 90% delle regioni del mondo che sono collegate alla scoppio di incendi vastissimi che stanno invadendo, oltre al nostro Sud anche gran parte dell’Africa e dell’Asia.
Tutto questo se l’aumento della temperatura si limiterà a due gradi, perchè se andrà oltre le conseguenze saranno catastrofiche e irrimediabili. C’è da augurarsi che con i provvedimenti che molti Stati, compresa l’Italia, stanno per prendere, si possa rallentare e possibilmente diminuire la temperatura globale, anche se purtroppo occorreranno tempi lunghi per riportarci in sicurezza. Tanto per capirci, se azzerassimo di colpo tutte le emissioni serra, prima di vedere scendere la curva delle temperature dovremo aspettare un tempo che non possiamo permetterci. Un altro segnale che non c’è davvero tempo da perdere. Per fortuna l’Italia è tra le nazioni più impegnate e più avanzate, è stato messo in atto un programma pensato con gli altri Paesi europei per accelerare la riduzione della temperatura. E tutte le politiche che saranno adottate con il Pnrr andranno in questa direzione. Purtroppo molto più dipende da quello che faranno i grandi Paesi (Usa, Cina, Russia…), dovranno cambiare strategia e farsi carico delle responsabilità che la loro riottosità potrebbe causare. E’ ovvio che la situazione e’ talmente difficile e pericolosa che ne siamo tutti coinvolti, accanto alla politica ognuno di noi deve fare la propria parte, cominciando dalla scuola, l’università, la stampa, ma anche dalla società civile che, se ben informata, non rimarrà indifferente e si farà sentire. Facciamo ognuno la nostra parte, la battaglia quasi vinta contro il Covi-19 dimostra come, quando si vuole , si può.
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