Home Editoriale Che Natale è?

Traduzioni e Comunicazione

Scritto da Adelino Amistadi   
Lunedì 12 Dicembre 2016 00:00

 

Che si stia avvicinando il Natale non ci sono dubbi. Basta entrare in un supermercato. Ci sono panettoni d’ogni tipo impilati tanto da intasare le corsie. Nastri, lustrini d’ogni, bocce, boccette, stelle filanti, a disposizione di chiunque. La cassetta della posta poi è da qualche giorno impazzita. E’ sempre piena di offerte specialissime, sottocosto. Lettere con richieste d’aiuto di bambini di tutti i colori che chiedono pietà. I Pad, i Phone, cellulari delle ultime generazioni sono pronti per essere regalati. Perfino pubblicità di automobili con modelli irresistibili. Il tutto con gli auguri di Buon Natale in bella luce. Come se niente “fudesse”. Come se navigassimo nell’oro. Non ci fosse la crisi, non ci fossero centinaia di disoccupati, come se tutti ne avessero da spendere e da spandere.

 

Ma è questo il Natale?

D’altronde è una festa che bisogna onorare, lo dice il calendario, ci avviciniamo ad essa con l’ansia di chi scala una montagna. Dobbiamo fare tutto quello che si è sempre fatto. Ne va del nostro prestigio. Così si spediscono gli auguri via SMS, e-mail o facebook, magari lo stesso testo copiato per tutti i nomi della rubrica. Comodo. Molto più comodo ed economico che scrivere una cartolina, perché quella bisogna comprarla, aggiungerci il francobollo, scriverla, attacca e imbuca...E poi i regali. Bisogna pensarci bene, non si può fare brutta figura. Il budget è quello che è, bisogna risparmiare. Ma facciamo un’eccezione, ne va di mezzo la faccia, potrebbero pensare che siamo scannati, meglio tagliare qualcosa d’altro. Allora facciamo il Presepio. Quello sì. Quello con i ciocchi di legno per capanna, il muschio raccolto in una mattinata rugiadosa, con le mani ghiacciate, rischiando geloni e raffreddori, Gesù Bambino, i Re Magi, bue, asinello, pastori e pecorelle. Ma si sa, quello è ormai fuori moda. Ai ragazzi non interessa quasi più, per gli adulti s’è ridotto ad un impiccio, che sporca, che ti occupa mezza sala...poi c’è il gatto Ormai sono di moda “kit” onnicomprensivi, una piccola capanna con tutto dentro, da posare ovunque, occupa lo spazio di un palmo di una mano. Basta e avanza. Non c’è più la stella cometa, e i bimbi neanche conoscono quel “Tu scendi dalle stelle...”, di antica memoria. Tutta roba archiviata nel baule dei ricordi di chi oggi ha superato gli “anta”. Per il resto, i bambini ancora piccoli, già a novembre sparano: “Io ho già chiesto tante cose a Babbo Natale, allora voglio...voglio...”. Anche cose che il povero vecchio bardato di rosso neanche conosce e se anche le conoscesse, di certo non le metterebbe nel suo sacco. Povero Babbo Natale, che fa le veci di Gesù Bambino, che non può muoversi, piccolo com’è, nella sua culla, diciamolo, il mondo in cui si trova a lavorare non è certo un mondo ideale.

Ci sono crisi, povertà, migrazioni, guerre, però lui rappresenta tutte le cose che si vogliono avere per Natale. Specialmente per i bambini, che aspettano il Natale per rinverdire il loro parco giochi. A poco valgono le belle parole della mamma che li invita a non essere esosi, loro, i bambini, insistono: la speranza e le illusioni sono sempre ultime a morire. Poi chi ha avuto troppo, apre i pacchi e archivia, magari con uno sbuffo e un “Tutto qui? Ma io volevo...” E chi ha avuto poco o niente, alla fine, si rassegna “Si vede che mi sono comportato male...eh si...credo di sì...” guardando i genitori rattristati per non aver potuto fare di più. Anche i nonni sgarrano, anziché raccontare storie e filastrocche, chiedono con prudenza “Cosa ti ha portato Babbo Natale?” E festeggiano se c’è da festeggiare, o borbottano nostalgici, ai loro tempi ci si accontentava di poco.

Alla Messa di mezzanotte i banchi sono mezzi vuoti, che tristezza, fa freddo, non ne vale la pena. I genitori aspettano i figli che non sono ancora rientrati, i nonni sono stanchi e non si muovono.

E’ Natale questo?

Poi ci sono coloro che soffrono. Per loro il Natale è come l’aceto sulle vesciche. Fa un male cane. Per questo il Natale è temuto da molti di loro, perché non fa che aumentare la sofferenza e la malinconia, il vuoto di chi non c’è più, il lavoro perso, il domani senza grandi speranze, la famiglia che si sfascia, il respiro economico sempre più corto, gli zaini da portare sempre più pesanti.

Ma è Natale, che possiamo fare allora?

Rassegnarci e lasciarci soffocare dal consumismo e dalla tristezza? Distrarsi imprecando contro tutto e tutti e colpevolizzando il mondo intero? Rinchiudersi in noi stessi e odiare il genere umano? Non credo sia la soluzione migliore. Cerchiamo invece di rimetterci in gioco, il Natale è l’occasione giusta, se ritroviamo serenità, convinzione, e soprattutto speranza. Le cose possono cambiare. Cambieranno. Dipende da noi. E il Santo Natale, festa della Rinascita, può essere l’inizio per chi ha voglia di ricominciare. Il mondo è pieno di miserie, di certo in gran parte stanno peggio di noi, per noi esistono grandi spazi da riempire, grandi progetti da realizzare, grandi mete da raggiungere. Nonostante la crisi, o proprio perché c’è la crisi. Purché si recuperi la fiducia in se stessi, e prevalga la consapevolezza della propria forza, la reciproca solidarietà, il coraggio dei montanari, la sfrontatezza dell’intelligenza, e l’umiltà creativa delle nostre radici. Dai che ce la facciamo! Che il Natale di quest’anno sia di buon augurio per ritrovare la voglia di superare le difficoltà e intraprendere le strade maestre del risveglio e della progettazione del nostro futuro. Auguri di buon Natale!!! Di cuore.