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Foto 2010
Scritto da Administrator |
Lunedì 11 Gennaio 2016 10:57 |
Nell’attesa della pensione, dell’accantonamento, il vostro Saltaro, residuo di un passato glorioso, fatto di eroismo, lavoro e valori atavici, s’è ritirato nei suoi anfratti sulle cime del Brenta a meditare. Ormai, quanto prima lascerà il campo a giovani rampanti, armati di telefonino, smartphone, telecamere e mille altre diavolerie. Roba moderna per un mondo moderno, roba bislacca per un mondo bislacco. Mezzo orbo come sono, sono stato giudicato inabile per continuare il mio lavoro di custode sincero delle nostre virtù e della nostra terra. Anche perché la terra non è più nostra e le nostre virtù stanno esaurendosi, colonizzati dalla città e indifferenti ad ogni richiamo alle prodezze del passato. Ormai siamo chini al potere ed alla politica distorta che più distorta di così si muore. Da quassù, ove nessuno ti rompe l’anima, vado col pensiero alla mia vita al servizio della gente, sempre col cuore e mai col portafoglio, puro spirito quale sono, rifuggo ogni interesse che non sia l’interesse di tutti. Mi siano testimoni i nostri Santi Protettori sui quali ho sempre fatto affidamento ricevendone consenso e conforto. Così, intristito e svigorito, affronto il nuovo anno con la coscienza limpida di sempre.
Anno nuovo, vita nuova. Magari! Che l’anno nuovo ci porti un mondo migliore. Che l’anno nuovo ci riservi felicità e gioia, che l’anno nuovo cambi la nostra vita! Così sembrano essere gli auspici che salgono al cielo da ogni parte delle Giudicarie. Il vostro Saltaro, dall’intimo della sua secolare saggezza, ha tutt’altre idee: concedetemelo, a me basterebbe un mondo semplice, sereno, un mondo “normale”: un mondo in cui ci si torna a salutare, ci si ritrovi in piazza o nelle osterie a far due chiacchiere, si ritorni in chiesa a riposare l’anima. Un mondo in cui i bambini tornino a giocare per le strade, invece di pensare al sesso a dieci anni, e le mamme che allevano i figli invece di gettarli nella spazzatura. Un mondo in cui le persone si rispettino a vicenda al di là della faccia, della razza e della Religione. Un mondo in cui le persone abbiano il posto che loro compete per capacità, intelligenza e meriti. Un mondo in cui chi detiene il potere e ricopre incarichi pubblici sia al servizio della comunità e non viceversa. Un mondo dove i delinquenti stanno in galera, i matti nei luoghi di cura, i mediocri e gli idioti fuori dalla politica e non vadano in Tv a starnazzare come polli estrogenati. Cose che sarebbero normali in un mondo normale. Se così non sono, vuol dire che il mondo d’oggi non è normale. Allora non c’è bisogno di inseguire chissà quali utopie, per gran parte irrealizzabili e mondi perfetti, basterebbe avere un mondo “normale”. Ma mi rendo conto che anche la semplice normalità e un’utopia. Ecco perché l’Italia non sarà mai un paese normale. Basti pensare al qualunquismo imperante, il populismo di coloro che ci marciano per ottenere consenso, sproloquiando in modo indecente, cos’hanno da imparare i nostri ragazzi dalle mattane televisive del Salvini, dalla minchiate grilline, dagli impostori di professione. Oh, si sa, la colpa è sempre degli altri, l’erba del vicino ormai fa schifo, e se la nostra lo fa altrettanto è solo perché costui di notte ci fa sopra la pipi per dispetto. E’ bello, è facile essere qualunquisti, per male che vada ci si giustifica dando la colpa al grado alcolico di moda, ma “almeno mi sfogo, la dico tutta su tutto e chissenefrega”. Perché noi italiani siamo fatti così. Si, siamo così. Ne è lo specchio la televisione, che ci riempie di notizie tragiche, quasi ci trovasse gusto, per poi finire le trasmissioni con perizomi e reggipetti.
Perché siamo l’Italia della famiglia a pranzo e a cena e delle digressioni per il resto della giornata. L’Italia che incatena i ladri di biciclette e porta sull’altare i banchieri che rubano i risparmi della povera gente. L’Italia dei magistrati che finiscono nelle liste elettorali di qualche potente, e dei magistrati che finiscono nei guai. L’Italia delle raccomandazioni, l’Italia delle code e delle scorciatoie. L’Italia dell’uomo che si è fatto da se e quello che si strafà da se e anche di qualcosa d’altro. Siamo l’Italia che si commuove per un cucciolo abbandonato e l’Italia che vorrebbe prendere a cannonate le navi degli immigrati. Quella che odia le tasse e poi non vuole le buche nelle strade. L’Italia del costo del lavoro, del lavoro a basso costo e del lavoro possibilmente in nero. L’Italia dai mille partitini per garantirsi mille privilegi. L’Italia in vendita che si fa comprare dalle tangenti e dalle mediazioni. L’Italia dei pensionati sul lastrico e di quelli che ci tirano tutti sul lastrico. Della gente sulla strada e delle donne sul marciapiede. L’Italia col demone della truffa e dell’ imbroglio. L’ Italia degli operai e quella degli onorevoli e dei senatori. Di chi lavora dalla mattina alla sera e di chi lavora dal giovedì al venerdì. L’Italia dei 1200 euro al mese e quella dei 15.000.
Sì, cari Giudicariesi questa è l’Italia. Ma non è tanto diverso il Trentino che è pur sempre Italia. A cominciare dalla politica. Penosa e strampalata. Con partiti e partitini allo sbaraglio. Ove il bene comune è l’ultimo dei loro pensieri. Col Pd dalle mille facce e dai mille pensieri, partito di salotti e di città, di occupazione di posti ben remunerati, e di grandi strategie per gli affari loro (di città, s’intende). E il l’UpT che sta per scomparire con quel patetico confronto fra i due aspiranti segretari, gente di primo pelo, finalmente il processo di ringiovanimento si sta completando, con la vecchia Donata che se va sostituita da giovanissimi virgulti (ah...ah…!), fino a quando, fino a dove? Il Patt, armato fino ai denti, ormai il partito dei “nonesi” e dei “siori”, sta sbracando col suo “schutzerino” intraprendente, sta inglobando chiunque pur di avere numeri, pur di avere tessere. Giusto, i voti non si annusano, ma si contano. Salvo non restare asfissiati senza saperlo. Gli altri, dispersi fra i monti e le valli, rappresentano solo se stessi e le proprie poltrone, e noi a votarli. Questo è il Trentino con l’aggiunta di una Cogo più che mai agguerrita che non perde occasione di tirare in ballo le donne in politica, le quote rosa e la solita tiritera. Se il modello di donna in politica fosse lei, saremmo davvero messi bene. Per fortuna ce ne sono di tutt’altra specie. A fine d’anno poi scopriamo che la Provincia ha circa 1.700.000 milioni di debito, di cui 1.350 milioni lasciati in eredità dal precedente presidente e quello attuale che ci dà dentro per farne altrettanti. Che continua, anzi aumenta. E la burocrazia è diventata totalmente incontrollata ed incontrollabile, la Corte dei conti dixit.
E allora, possiamo perderci in chiacchiere, a costruire progetti e grandi aspettative, a sognare Not, Metroland, boulevar, e treni interrati? Restiamo coi piedi per terra, ben saldi, cari Giudicariesi, accontentiamoci di avere una vita normale in un Trentino normale, che sarebbe già molto, e se ci annoieremo, daremo una mano ai salottieri di Trento per liberarsi dei loro formidabili ospiti, quei conigli imprendibili che ormai li rappresentano appieno. Che l’anno nuovo sia normale, BUON ANNO! |