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Foto 2010
Scritto da Administrator |
Lunedì 11 Gennaio 2016 10:53 |
Della manifestazione per l’ospedale di Tione, a qualche settimana di distanza, rimane un piccolo cartello rosso e bianco fuori dall’entrata principale - una cicogna barrata con gli orari nei quali il parto, a Tione, è concesso - ma quello che fa specie dopo la discesa in piazza di tante persone - settecento, mille anche si è detto - è il silenzio, assordante, di Trento. L’appello a scendere in piazza di persona, a fianco degli amministratori locali eletti per governare il territorio, ha raccolto le paure di chi da Trento dista chilometri e chilometri, i timori dell’uomo comune che guarda ai suoi famigliari, alla vita quotidiana e non alle statistiche e ai numeri in un foglio excel: “Dall’alto ci dicono che ci manderanno il rianimatore da Trento con l’elicottero o con l’auto medica – compariva in uno dei volantini che chiamava i cittadini in piazza - ma cosa succederà quando un nostro amico sarà a a Tione con l’infarto e il rianimatore non potrà venire perché a Cavalese o ad Arco?”. E ancora: “Cosa succederà quando un nostro amico sarà in preda ad un attacco respiratorio e a causa della nebbia, della pioggia, della neve l’elicottero non volerà e si dovranno attendere 45/60 minuti anche considerando la pessima viabilità che ci collega a Trento?”. E i giudicariesi sono scesi in piazza, alle porte del proprio ospedale, a dimostrare solidarietà al personale di Tione chiamato a lavorare in condizioni difficili, e a chiedere che il diritto alla sanità sia pieno anche per i cittadini delle valli. “Non siamo trentini di serie B – ha tuonato dal megafono Giorgio Butterini, presidente della Comunità delle Giudicarie – stiamo chiedendo di non essere più considerati tali. Eppure siamo ancora fermi alla viabilità di cinquant’anni fa, e ora l’ospedale. Tutto questo non lo possiamo accettare più. Non stiamo chiedendo la luna, semplicemente i servizi essenziali: pronto soccorso, medicina, chirurgia, quei servizi di base sanitari che sono imprescindibili”. Con spirito e pure ironia i cittadini hanno manifestato: “Quando mal tempo ci sarà e l’elicottero non arriverà, il paziente chi lo salverà?” recitava un grande cartellone dietro al palco. Domanda retorica per le vaste Giudicarie – da Campo Carlo Magno a Lodrone e Ponte Arche – il cui centro più vicino, nel comune di Comano Terme, sta ad almeno 40 minuti di auto dal S.Chiara di Trento. E ancora un’amara ironia: “Cari i nostri assessori, non sono programmabili i nostri malori” e “Il rianimatore è venuto a mancare, cittadino non ti allarmare” e infine una promessa di lunga memoria: “Siate certi, ci vediamo alle prossime elezioni”. E non c’erano solo giudicariesi: sono venuti anche rappresentanti da Borgo, Cavalese e dall’Alto Garda, altri territori i cui ospedali sono stati ridimensionati come Tione dalle ultime misure provinciali: “Rimaniamo uniti – l’appello ripetuto da più parti – siamo tutti nella stessa situazione, non molliamo perché la sanità è il cuore di una vallata e le vallate sono lontane dal centro. La sovranità è del popolo, non della politica, che dovrà capire un’iniziativa così forte come questa”. C’era scoramento, tanta delusione e rabbia da chi periferico non si sentiva fino a quando non ha cominciato a venire meno la certezza di un servizio sanitario pari a quello di chi vive in città. Pochi giorni dopo è accaduto che un ragazzo della Valle del Chiese arrivasse in pronto soccorso a Tione con un’appendicite per ritrovarsi trasportato non con l’elicottero, ma in ambulanza, a Rovereto e operato, a quel punto, di una peritonite acuta e non di una semplice appendicite. La sensazione è che sia contro un muro di gomma che le proteste e le ragioni portate avanti da cittadini e amministratori locali si stanno infrangendo. La partecipazione della gente c’è stata: di recente per la protesta, prima ancora lo scorso anno quando perfino le firme per l’ospedale sono state raccolte, erano 23mila secondo i calcoli degli organizzatori dell’iniziativa portate in un faldone in Provincia a Trento. Eppure nulla sembra scalfire una decisione che appare ormai presa, a discapito di tutto, ma si preferisce non dire a voce alta fino a che, semplicemente, come è accaduto il 25 novembre quando gli anestesisti sono usciti di scena per mezza parte della giornata, con una circolare di poche ore prima i cittadini non si ritroveranno la realtà cambiata da un giorno all’altro.
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